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Il lavoro nell’industria farmaceutica e biomedicale

Il tema del lavoro nell’industria farmaceutica e biomedicale ci è particolarmente caro, perché noi in quella industria ci siamo nati professionalmente, ci abbiamo vissuto, ci abbiamo fatto carriera, e quando l’abbiamo lasciata è stato per dare un contributo diverso, da una angolazione complementare e consulenziale, a chi nel farmaceutico o nel medicale ancora ci lavora.

Per chi si accinge ad entrarci oggi, esiste, per chi le cerca, una abbondanza di informazioni, che è poi lo strumento indispensabile per potere effettuare delle scelte più consapevoli invece che subire le conseguenze della casualità, che in effetti spesso governa le nostre vite, anche quando non ce ne rendiamo conto.

Naturalmente per fare una scelta occorre che esistano delle alternative, ma questo non è difficile per chi si presenta all’appuntamento neolaureato o prossimo alla laurea in una delle discipline apprezzate da questa industria, che sono gli studi in farmacia, in chimica, in chimica e tecnologie farmaceutica, in informazione scientifica del farmaco, in biologia, in veterinaria, in medicina, ed ancora meglio se anche con un master universitario che vi fornisca ulteriore competenza in un qualunque aspetto della vostra formazione.

♦︎ La prima scelta che vi raccomandiamo è di capire bene, all’interno della variegata galassia di imprese, cosa faccia esattamente l’azienda che vi potrebbe offrire una opportunità professionale.

Non solo non ci sono due aziende uguali, ma esistono molti diversi tipi di imprese, per esempio chi si occupa di generici ha una forza vendite che di solito visita le farmacie ma non la classe medica, però la stessa cosa non vale necessariamente per chi si occupa di biosimilari. Ci sono aziende che investono moltissimo in Ricerca e Sviluppo ed altre che non lo fanno; in ogni caso, il nostro paese ha un grande mercato interno, ed una produzione di altissimo livello, ma non una R&S di pari livello, per motivi storici, soprattutto legati alla dimensione ridotta delle aziende italiane. Capire come è composta questa variegata galassia è quindi importante.

♦︎ La seconda scelta che ci sentiamo di raccomandare è quella a favore delle grandi aziende.

Le BigPharma rispetto alle più piccole, perché se è vero che piccolo è bello in certi casi, quando si tratta di finanziare la ricerca e sviluppo il piccolo non ha la possibilità di competere, con alcune eccezioni; inoltre, le grandi aziende hanno in genere una cura ed una attenzione alla formazione iniziale e successiva, che le imprese minori hanno raramente.

A questo si collega poi un tema molto importante, che è quello del cambiamento di rotta, ovvero di carriera; infatti, prima di lavorare, abbiamo spesso delle idee preconcette non sempre valide sulla realtà lavorativa, che a volte vengono poi pienamente confermate, ma a volte vengono demolite senza troppi riguardi. Ecco allora che il primo lavoro ci consente di formarci una idea un po’ più basata sulla realtà e meno su idee astratte, e se siamo soddisfatti di ciò che scopriamo, va tutto bene. Ma a volte invece succede che i fatti concreti ci fanno cambiare idea, e se questo ci porta ad una più chiara visione del nostro futuro professionale è cosa assolutamente positiva.

Una volta iniziato, si può poi cambiare rotta? Certamente sì, ed è più facile però concretizzare questo cambiamento di rotta se avviene in tempi rapidi, perché se ci mettiamo molti anni a formulare un nuovo obiettivo di carriera, sarà tutto più difficile. Inoltre, se questo cambiamento di rotta avviene all’interno di una grande azienda, può darsi che lì stesso sia possibile effettuare questo cambiamento, mentre in una piccola società le opportunità di cambiamento sono sempre molto più limitate.

Facciamo allora un esempio banale: se iniziate a lavorare nella sperimentazione clinica, in una piccola azienda o in una CRO (contract research organization), ma poi vi rendete conto che vi piacerebbe passare all’informazione scientifica, la piccola azienda potrebbe non avere nessuna disponibilità, per non parlare della CRO che in genere non prevede quel tipo di ruolo (ma ha comunque altri ruoli commerciali), allora forse dovete cambiare azienda, mentre se aveste iniziato in una grande azienda può darsi che sarebbe stato possibile un passaggio diretto da un settore all’altro.

♦︎ Il terzo consiglio che vi vogliamo dare riguarda l’inglese.

L'inglese è già la lingua della comunicazione scientifica globale; quindi, con ogni probabilità se vi state laureando o siete vicini alla laurea in una materia STEM almeno l’inglese scritto lo capite; ma non basta, perché oltre alla scienza anche il business della salute, nel suo livello industriale e commerciale, è dominato da imprese globali, dove si parla inglese anche se la casa madre è a Zurigo o Parigi.

♦︎ Infine, parliamo di competenze.

Vi ricordiamo che le aziende con cui entrerete in contatto cercano sì delle competenze, ma queste competenze, specie quelle accademiche e scientifiche, verranno necessariamente superate velocemente, per cui ancora più importante per loro è sapere che chi entra adesso è dotato di flessibilità, agilità mentale, disponibilità ed attitudine a continuare ad imparare a vita.

Per scoprire più nel dettaglio la struttura dell'Industria del settore e i ruoli ad essa legati non perdetevi il webinar Academy di giovedì 6 marzo, ore 17:30: Le Professioni dell'Industria Farmaceutica, Medicale e Diagnostica

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a cura di Sandro Siclari e Angelo Salvatori

Autori di Cercare lavoro è un lavoro, Una guida pratica per la ricerca sistematica ed efficace del lavoro giusto (ITL 2022) e Le professioni dell'industria farmaceutica, medicale e diagnostica. Come trovare lavoro nel mondo della salute (Libreria Universitaria, 2024).